Martedì 13 maggio 2025, in occasione della 68ª settimana della campagna “No alle esecuzioni del martedì”, familiari di prigionieri politici hanno manifestato a Teheran e in almeno altre 19 città iraniane, chiedendo l’abolizione immediata della pena di morte.
I manifestanti, con cartelli come “No all’esecuzione” e “Abolite subito la pena di morte”, si sono mobilitati in città come Arak, Isfahan, Ahvaz, Mashhad, Yazd, Rasht e Neyshabur, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e gli organismi internazionali.
A Teheran, le famiglie dei condannati a morte hanno sfilato con le foto dei loro cari, denunciando sentenze arbitrarie e processi iniqui. Una madre ha dichiarato tra le lacrime: “Non vedo mio figlio da due mesi. Hanno tagliato anche le telefonate.”
Anche 41 carceri hanno aderito alla campagna. In una dichiarazione congiunta, i prigionieri politici hanno denunciato l’escalation delle esecuzioni: dal 21 aprile, oltre 96 persone sono state giustiziate, una media di quattro al giorno.
Il comunicato menziona le recenti condanne a morte contro Amin (Payman) Farahavar Gisavandani, poeta accusato di “baghy-e” e “moharebeh”, e lo studente Ehsan Faridi, entrambi vittime di processi sommari senza accesso a un avvocato indipendente.
I detenuti hanno chiesto un intervento urgente delle organizzazioni per i diritti umani contro i giudici responsabili di queste sentenze.